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Dagli incendi australiani al coronavirus

Anno bisesto anno funesto. Certo che questo 2020 non sfugge di certo a questo detto. Nei primi giorni di gennaio ho preso un’aereo per l’Australia, ho seguito l’ ATP Cup, il Brisbane International  e l’Australian Open di tennis. Sembra ormai una vita fa. E ricordo tutta la preoccupazione attorno  a questo mio viaggio. “Ma dove vai esattamente? Stai attento agli incendi”. Ed io a rispondere: “A Brisbane non ci sono problemi. A Sydney e Melbourne già di più.ma tranquilli tutto andrà bene!” Frase che in questi giorni da coronavirus è assolutamente inflazionata. Un po’, capisco, per esorcizzare il momento, un po’ semplicemente perché fa bello dirlo!  Perché vi parlo di tutto questo? Perché oggi seguendo quello che ha postato un mio caro amico su Facebook,  un grande conoscitore del mondo della pallavolo, il coach marchigiano Giuseppe Davide Galli, si parlava di mascherine e della difficoltà di trovarle. Ecco così che la mia mente è tornata a Melbourne . Ai primi giorni in cui era complicato respirare, la metropoli australiana era diventata tutta rossa dalle polveri degli incendi, ma le mascherine non si riusciva a trovarle da nessuna parte. I cinesi la portavano tutti, ma per il resto non c’era uniformità.

DIARIO DALL’AUSTRALIA 6/2020: il fumo di Melbourne

Poi per fortuna tra vento e pioggia il pericolo è rientrato. Ma negli ultimi giorni del torneo ecco le prime notizie che rimbalzavano dalla Cina riguardo al coronavirus. E subito è stato imposto  il blocco di arrivare in Australia dalla Cina. Ma anche semplicemente l’invito a presentarsi all’aeroporto muniti di una mascherina. Fu così che l’ultimo giorno, quello successivo alla vittoria di Djokovic, dopo essere stato a fare qualche foto  al serbo e Norman, il trofeo che Nole ha conquistato per l’ottava volta, ho cercato ancora in diverse farmacie questa benedetta mascherina.

Djokovic e Norman

In serata era prevista la partenza per il rientro in Italia. Ma da tutte le parti la risposta era negativa, ho fatto una foto per documentare la situazione. SOLD OUT  senza sapere quando mai sarebbero stati in grado di ricevere ancora un rifornimento.

Sold Out a Melbourne, non si trova nessuna mascherina

Una giornalista israeliana, non si sa come, era riuscita a procurarsene un paio di quelle usa e getta e gentilmente me ne ha regalata una. La funzione sembrava essere quella della famosa coperta di Linus, un portafortuna più che qualcosa di vera utilità.

Il volo era quello Emirates Melbourne Dubai e a seguire Dubai Venezia. Nello stesso volo ci stavano Djokovic Thiem ed anche la neo campionessa americana Sofia Kenin.

Nole Djokovic e Sofia Kenin nello stesso volo da Melbourne a Dubai

Ho avuto modo di fare personalmente i complimenti a Nole in quel di Dubai in aereo dopo le prime 14 ore di viaggio.  Anche il serbo è arrivato poi a Venezia, d’altra parte poi l’abbiamo visto provare l’ebrezza di un bagno in un torrente tra le Dolomiti e partecipare anche al festival di Sanremo.

All’arrivo a Venezia sinceramente nessuno mi ha misurato la febbre come si diceva avrebbero fatto per il controllo corona virus. Tutto regolarmente tranquillo.

Dopo una quindicina di giorni di colpo una grandissima influenza, in solo qualche ora arrivo a 39 di temperatura e mi rivolgo per telefono subito al mio medico. “Sono stato in Australia, non in Cina – tengo a precisare –  ed ora ho febbre.”  

Tranquillo facciamo passare qualche giorno e vediamo cosa succede”.   Dopo 7 giorni di mal di testa davvero forte e febbre mi si dice; “Ti ho pensato in questi giorni non è che ti sei preso il coronavirus? In Australia sei stato vero?”

Al che ho evitato qualsiasi commento che mi sono tenuto e continuo a farlo dentro di me,  Ma certo il pensiero è andato alla stretta di mano con Djokovic a Dubai.  Diciamo subito che ora sto bene che è stata un influenza molto forte da cui mi sono ripreso anche se soltanto da qualche giorno posso dire di stare veramente  bene. Anche Djokovic sta bene, Magari deluso di non aver potuto giocare a Indian Wells. Ma lui è stato anche quello che per primo aveva espresso preoccupazione per le polveri degli incendi in Australia. Da Brisbane arrivò  il suo monito “Si potrebbe anche non giocare gli Australian Open.”

Djokovic mani al cielo- Melbourne 2020 – foto di Roberto Dell’Olivo

Ora il mondo si è fermato anche se a macchia di leopardo. Il coronavirus è arrivato dappertutto. Un mio amico medico anestesista che mi ha aiutato nel momento in cui ho avuto l’influenza, visitandomi anche a domicilio (l’importanza degli amici si vede sempre nel momento del bisogno) beh lui è tra quelli che combatte questa pandemia dando il suo prezioso servizio ogni giorno in ospedale. E lui vive davvero da vicino tutto il brutto di questo momento.  Vivo in una zona che pare essere molto più di altre sotto controllo ma con tutti questi morti che si contano ogni giorno in Italia nel Mondo non c’è da stare particolarmente allegri.

Un mio amico farmacista ha appena postato in Facebook la notizia che lui le mascherine le ha, un altro motivo per considerarsi fortunati,  posso andare a comprarne un paio ed avere il tempo di riordinare il mio archivio fotografico. Ecco piuttosto che parlare di quando mai si tornerà a giocare in un momento in cui direi è meglio pensare a stare semplicemente bene,  mi metto il cuore in pace me ne resto a casa e preparerò qualche gallery, qualche immagine del tennis giocato nel 2020.

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