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Tra luci e ombre, il favoloso destino di Maria Sharapova

di Laura Guidobaldi

Il 3 luglio 2004, una biondina di 17 anni strapazza impunemente la n. 1 del mondo Serena Williams. Accade in finale a Wimbledon, con un impietoso 6-1 6-4 che vale il primo slam in carriera. Nasce il fenomeno Maria Sharapova. La teenager siberiana, forgiatasi nella Academy di Nick Bollettieri, diventa la nuova star del tennis femminile dimostrando fin da subito la grinta e l’autorevelozza di una veterana. A farne le spese, quel sabato londinese, come dicevamo, fu Serena, allora regina del ranking e campionessa in carica di Wimbledon. Tuttavia, la sconfitta di Londra sarà solo una delle due défaillance dell’americana contro Maria poiché, nei loro confronti diretti, la Williams si impone sulla russa con uno schiacciante 20 a 2. Comunque, dalla storica vittoria a Church Road, ‘Masha’ si trasforma in una delle stelle del tennis mondiale, una campionessa che segnerà per sempre il circuito con il suo gioco “feroce” e potente, irriverente e aggressivo. Atleta vincente e affascinante, con la sua chioma bionda, gli occhi verdi e un fisico statuario, Maria Sharapova con il passare del tempo non diventa soltanto una grande icona dello sport ma una delle atlete più ammirate e pagate di sempre. Oltre alla determinazione di ferro in campo, Maria dimostra grandi doti anche off court: gli sponsor fanno a gara per averla come testimonial, il mondo della moda fa di lei un’icona fashion e lei stessa si rivela un’abilissima business woman, creando perfino un proprio brand (caramelle e dolciumi) e pubblicando la sua autobiografia Unstoppable (2018). 

 

I suoi numeri sono da capogiro. Il suo palmares vanta 36 tornei vinti e altre 23 finali. Cinque titoli dello slam (Wimbledon, 2004; Roland Garros, 2012 e 2014; US Open, 2006; Australian Open, 2008) e altre cinque finali disputate. È la prima tennista russa a vincere Wimbledon e l’Australian Open. Non solo. È la prima tennista del suo paese a trionfare in tutti e quattro i Major (la 10a nell’Era Open) e a diventare n. 1 del mondo (la 16a dell’Era Open in vetta alla classifica), posizione che occuperà in tutto per 21 settimane. Conquista le WTA Finals nel 2004 (e si issa in altre due finali, nel 2007 e nel 2012) e la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra, nel 2012. Lei che, con quel gioco tutto bum bum da fondo campo nato sul cemento americano, aveva affermato di sentirsi sulla terra come “una mucca sul ghiaccio”, con il passare degli anni trova ritmo, misure e timing perfetti anche sul mattone tritato, tanto da trionfare ben due volte al Roland Garros e in altri nove tornei (tra cui tre volte a Roma, tre a Stoccarda e una a Madrid). 

 

Spesso tormentata dagli infortuni (nel 2008, dopo un avvio di stagione strepitoso con la vittoria a Melbourne, è costretta a fermarsi per un problema alla spalla che si risolverà con la chirurgia), tuttavia, il momento più buio per lei giunge nel 2016, con la squalifica per doping. Durante lo slam australiano, Maria viene trovata positiva al meldonium, farmaco di cui la russa faceva uso fin dal 2006 per combattere alcuni problemi di salute. Ma, dalla fine del 2015, la sostanza viene inserita tra quelle proibite, cosa che la Sharapova afferma di ignorare. Maria subisce una squalifica di due anni, ridotta poi a 15 mesi e torna a calcare i campi del circuito nella primavera del 2017, a Stoccarda, dove approda alla semifinale. Il rientro è un successo, soprattutto presso il grande pubblico che sembra non aver mai perso l’infatuazione per la carismatica tennista russa. Eppure, i due anni successivi al come back sono tra i più complicati, scanditi da tanti problemi fisici con conseguenti pause più o meno lunghe. Negli ultimi due anni e mezzo di attività, Masha vince soltanto un torneo, il Tianjin Open (ottobre 2017), contro Aryna Sabalenka. Il match di primo turno all’Australian Open 2020, perso contro Donna Vekic, è la sua ultima apparizione nel circuito. Il dolore fisico causato dai troppi infortuni non le permette più di essere competitiva e, nel mese di febbraio, in una intervista a Vanity Fair, la Sharapova annuncia il ritiro. 

Con il suo addio al tennis giocato si chiude un’era. Seppure tra luci e ombre, la stella dell’ex n. 1 del mondo continua a brillare nel firmamento del tennis. Grazie alla sua resilienza, in campo e fuori, al suo carisma, al suo tennis mai domo, alla sua eleganza con o senza racchetta, al suo fare algido e sbarazzino al tempo stesso, Maria Sharapova lascia un’impronta indelebile nella storia dello sport in generale. E gli scatti di Roberto sono un’ulteriore testimonianza di questo favoloso destino.

 

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