La Tennismania di Gianluca, incordatore agli Australian Open
C’è chi colleziona racchette e chi di mestiere fa l’incordatore. Abbiamo incontrato Gianluca Brini per la prima volta a Cortina durante la prima edizione del challenger ampezzano in cui era proprio il responsabile del servizio incordature coadiuvato da Michele il nostro Mister 452 racchette (si rimanda all’articolo MICHELE, IL COLLEZIONISTA DI RACCHETTE)
Il mondo è davvero piccolo, pensa che poi senza nemmeno saperlo ci eravamo trovati all’aeroporto di Abu Dhabi, direzione Australia, nel 2017. Un whatsapp di Michele, mandato contemporaneamente ad entrambi, ci ha fatto incontrare prima di salire sul volo per Melbourne, ma questa è un’altra storia cui vi rimando se avete voglia di leggere alle righe scritte a suo tempo per RDOTENNIS.
Sono passati ormai tre anni ed eccoci di nuovo a Melbourne Park. Io non ho mai abbandonato di fatto l’Australia, tornandoci puntualmente ad ogni inizio Australian Open, mente Gianluca quest’anno è di ritorno per la seconda volta.
“Ci hanno cambiato di ufficio, la nostra location si trova in un area un po’ nascosta.“ Gianluca si giustifica così dopo che nei primi giorni era stato impossibile riuscire a incontrarci Poi di colpo eccolo spuntare su un campo laterale, in cerca del suo giocatore preferito,lo svizzero Stan Wawrinka che gioca con la racchetta Yonex, ditta cui è affidato il servizio incordatura di Melbourne,
“Mi mandi qualche foto quando torniamo?“ Considerato che Stan ha giocato il secondo turno contro Andreas Seppi, match lunghissimo che l’altoatesino si è letteralmente mangiato, diciamo che posso soddisfare la richiesta di Gianluca.
Ma diamo subito un po’ di numeri: 5800 racchette incordate in tutto il torneo, per un totale di una ventina di operatori, tutti uomini, Ogni giorno una media di 35 racchette procapite. “Ci si sveglia prestissimo e non si sa mai quando si finisce.“ E’ la storia di un po’ tutti quelli che lavorano all’inteno di uno slam. Anche se sinceramente alle sei del mattino a me non è mai capitato.
“Tra i giocatori assegnatomi c’è anche Berrettini e un po’ tutti i giocatori italiani, fatta eccezione per Fognini. Lì per lì ero contento, fin tanto che un giorno Matteo decise di volere tutte le sue racchette preparate fresche al mattino prima del suo match. Un po’ come un fornaio gliele ho preparate. arrivando alle sei nel mio bunker ufficio. E per fortuna che il mio appartamento era molto vicino ai campi. Di fatto casa bottega. Si è tutti insieme in un residence molto bello Devo ringraziare a proposito la Yonex per il trattamento davvero eccezionale.“
La domanda sorge spontanea, cambia tanto tra un racchetta preparata la sera tardi per il giorno dopo rispetto che fatta al momento?
“Sì di notte perde un po’ di tensione ed i giocatori se ne accorgono. Matteo poi ha la caratteristica di volere anche una racchetta sempre di una tensione inferiore rispetto alle altre, che invece devono essere preparate tutte uguali. Sul fatto di finire tardi dipende invece ovviamente dall’orario di fine gioco dei tuoi giocatori. Non sono mai andato oltre mezzanotte e mezza.“
A Gianluca è andata particolarmente bene di non avere avuto in gestione Fabio Fognini. Altro che mezzanotte e mezza quando ha giocato contro l’australiano Thompson. E poi si mise pure a piovere a dirotto. Ormai non c’era più attivo nemmeno il servizio tram. Caro Gianluca, sono arrivato in hotel alle due del mattino.
Qual’è la difficoltà maggiore di questo mestiere?
“Magari non ci si pensa, ma devi stare tutto il giorno sempre in piedi. La schiena alla fine ne risente. A volte fai una pausa anche semplicemente per sederti anche se continui a lavorare, sistemando qualche svirgolino tra le corde.“
Ma esiste pure la pausa pranzo?
“Si ma veloce e sempre portando con te il telefonino. Sia mai che vogliano al volo una racchetta.“
C’è un modo per allenarti a queste fatiche?
“No direi di no, ho comunque il mio negozio, dove incordo racchette anche durante l’anno, sono abituato a stare comunque in piedi. Però non ti nascondo che uso qualche integratore salino. I primi giorni sei sempre un po’ più stanco, poi prendi il ritmo e tutto fila via liscio. Faccio più fatica a recuperare in realtà quando ritorno in Italia. Mentre sei lì l’adrenalina ti sorregge molto.“
Ci sono delle regole precise da seguire agli Australian Open?
“Appena arrivi devi firmare un modello in cui ad esempio ti impegni a vestirti sempre bene, con la divisa della Yonex, anche a farti sempre la barba, non deve essere incolta e poi guai a fare foto con i giocatori o chiedere qualche autografo.“
Qual è la geografia del centro incordature di Melbourne?
“Ci sono colleghi del Giappone, di Taiwan, dell’India, più qualche europeo e americano, per il resto sono tutti australiani. In camera mi hanno affidato un grande russatole americano, Marc, molto simpatico. Il problema è che faccio fatica a capire il loro inglese tutto masticato. Ogni volta mi riprometto di studiare meglio le lingue, e poi chi trova mai il tempo per farlo.“
Cosa ricordi in particolare di questa tua seconda esperienza australiana?
“L’impatto iniziale complicato per la salute, si respiravano le polveri degli incendi. Che poi proprio per questo motivo non sono nemmeno riuscito a vedere allenarsi Federer. Nei primi giorni i big li hanno infatti salvaguardati facendoli allenare solo al coperto. Là dove non si poteva entrare nemmeno per un secondo. Salvo che per la foto di gruppo sul Margaret Court con la grande concessione di qualche minuto di libertà per farci anche dei selfie.“
Dai problemi degli incendi in Australia alla pandemia del coronavirus in Italia.
“Lascia stare, per fortuna tutto è andato bene per quanto mi riguarda. E da questa settimana abbiamo riaperto anche il negozio dal nome TENNISMANIA. L’abbigliamento sportivo di fatto è ancora piuttosto fermo. Si vendono invece materiali tecnici, palline racchette e sto ricominciando a fare il giro per i club per le incordature. Certo il dover santificare tutto in continuazione è un po’ complicato, ma speriamo di tornare presto ad una completa normalità.“
NIENTE GIOCHI OLIMPICI
“Intanto mi sono giocato la trasferta a Tokio. Dovevo andare in Giappone con il gruppo incordatori, speriamo di poterlo riorganizzare l’anno prossimo. Dopo due Roland Garros e Australian Open ci tengo a continuare a partecipare a qualche nuova manifestazione importante. Sono esperienze impegnative, ma al tempo stesso molto belle, soprattutto dal lato umano.“