Le origini del Roland Garros
di Barbara Meletto (barbarainwonderlart.com)
“Capita, a Parigi, che il tennis venga associato alla primavera – non al suo risveglio, ma alla primavera inoltrata a cui manca solo l’afa implacabile dell’estate -, ai folti ippocastani de l’Avenue de la Porte d’Autueuil, alla cupola disabitata del giardino del poeta che la costeggia e al nido sotto il tetto.” (André Scala)
Secondo appuntamento del Grande Slam, il “Roland Garros” è una manifestazione che supera i confini dell’evento sportivo per assumere i caratteri dell’appuntamento mondano. Dalla prima edizione dei “Championnat de France International de Paris” sono trascorsi 130 anni, ma inalterato rimane il prestigio di uno dei tornei più seguiti e famosi al mondo.
IL TENNIS IN FRANCIA
In Francia il tennis giunse d’oltremanica sul finire dell’Ottocento. Furono le località turistiche ad introdurre per prime questa nuova forma di svago; a Dinard, comune della Bretagna molto frequentato dagli inglesi, venne fondato il primo circolo francese di lawn tennis nel 1879.
Il successo fu immediato: dalle coste del nord il tennis invase i lidi assolati del Mediterraneo, affermandosi soprattutto nelle altolocate cittadine della Costa Azzurra, quali Cannes, Nizza e Monte Carlo. Ancora oggi a Monte Carlo si disputa un prestigioso torneo maschile, il “Monte-Carlo Rolex Masters”, appartenente alla categoria più importante dopo gli Slam.
Nella capitale francese il tennis arrivò sull’onda di una moda oramai diffusa. A differenza dei club legati ai luoghi di villeggiatura, i club parigini si distinsero per la loro serietà d’impostazione: Parigi considerava il tennis uno sport che richiedeva impegno e non un hobby con il quale riempire le giornate.
Si deve al visconte Léon de Janzé, fondatore de la “Société de sport de l’Ile de Puteaux”, il merito di aver organizzato, nel giugno del 1891, i primi campionati di tennis interclub, dando così l’avvio ad una strutturazione più organica e razionale della disciplina.
LA STORIA DEL ROLAND GARROS
Sull’onda del successo dell’impresa del visconte de Janzé, sempre nel 1891, venne organizzata a Parigi la prima edizione dei “Championnat de France International de Paris”, l’illustre antenato degli Internazionali di Francia. All’inizio riservati esclusivamente ai giocatori francesi o agli stranieri iscritti ad un club francese, i Campionati si disputavano nei campi erbosi del “Racing Club de France” e dello “Stade Français”. Fu solo nel 1911 che venne adottata la terra battuta, un mix di argilla e calcare che da allora è il marchio distintivo di questo torneo.
Nel 1925 la competizione cambiò regolamento e nome, diventando l’”Internationaux de France de Tennis Amateur”: da quell’anno chiunque poteva partecipare al torneo purchè non fosse un professionista. La clamorosa vittoria dei “Quattro Moschettieri” (così erano chiamati Jean Borotra, Jacques Brugnon e René Lacoste) nella Coppa Davis del 1927, convinse l’amministrazione della città a costruire una struttura appositamente dedicata al tennis, per poter organizzare una degna rivincita. Si decise di utilizzare uno spazio di tre ettari nei pressi della Porte d’Auteuil, nelle immediate vicinanze del Bois de Boulogne. Finalmente nel 1928 lo stadio intitolato a Roland Garros, eroico aviatore famoso per le sue imprese durante la Prima Guerra Mondiale, era pronto ad ospitare la quarta edizione degli Internazionali di Francia.
Da questo momento comincia la storia moderna del “Roland Garros”, il quale si è conquistato diversi primati. Prima di tutto è l’unico torneo dello Slam ad essere disputato in un paese non anglofono, oltre ad essere il solo giocato su terra battuta, tanto che i francesi, con la grandeur che li contraddistingue, l’hanno ribattezzato il “campionato del mondo su terra battuta”, dimenticando volutamente Monte Carlo e Roma.
Un altro piccolo record dei “French Open” riguarda l’apertura ai professionisti; nel 1968 fu il primo dei Major a giocarsi con la formula “open”, non facendo più alcuna distinzione tra amateurs e professionals. Fu l’australiano Ken Rosewall, che quindici anni prima aveva trionfato a Parigi come dilettante, a portarsi a casa la vittoria dell’Era Open.
Arrivando ai nostri giorni, il re indiscusso della terra parigina è senza dubbio Rafael Nadal, the King of Clay, che superando di gran lunga le sei vittorie di Bjorn Borg, si è guadagnato ben tredici titoli del “Roland Garros”, l’ultimo nella surreale edizione Covid-19 del 2020, battendo in finale il suo acerrimo rivale Novak Djokovic che lo ha però superato nell’ultima edizione appena conclusa.
“Effettivamente negli ultimi otto anni ho giocato molto bene su terra battuta. Non so perché ma penso sia il frutto di tutto il duro lavoro che ho svolto nel corso della mia vita. Il mio gioco è adatto a questa superficie, anche i miei spostamenti e lo spin sono adeguati. L’aspetto mentale è molto importante, sono forte su questa superficie perché bisogna correre, soffrire e avere senso tattico, perché c’è più tempo per riflettere e reagire.” (Rafael Nadal dopo la settima vittoria al Roland Garros dell’11 giugno 2012)
IL DIPINTO
Ripensando alle origini del “Tournoi de Roland Garros”, all’epoca dei non professionisti, al tennis visto più come un dilettevole passatempo che come una rigorosa attività, abbiamo a disposizione numerose testimonianze figurative in grado di riportarci indietro nel tempo.
E allora riannodiamo le fila della memoria per tornare lì dove tutto ebbe inizio. Siamo nel 1891 e, mentre a Parigi prendeva forma il primo campionato nazionale di tennis, nelle amene spiagge di Dinard si celebravano i fasti dell’alta borghesia. Qui una clientela facoltosa, ospite di lussuosi alberghi o di sontuose ville, godeva dei benefici delle acque, si divertiva giocando a golf o tentava la sorte al casinò. Ma l’attrazione più in voga del momento era costituita dal “Dinard Lawn Tennis Club”, inaugurato nel 1879 nei terreni adiacenti al Grand Hotel. Il circolo offriva la possibilità agli uomini di ritrovarsi con le donne, altrimenti confinate in ambienti a loro riservati: il tennis come pretesto per intessere liaisons dangereuses.
“Le Tennis à Dinard” (“Tennis a Dinard”), dipinto del 1891 di Frederick Arthur Bridgman, oggi custodito al “Musée d’Arts” di Nantes, ci rende protagonisti e partecipi delle fêtes galantes del tennis.
In primo piano due eleganti signore, sedute su di una panchina, sembrano più interessate a godersi il sole che al match che si sta disputando sullo sfondo. Sulla destra, in secondo piano, due prodi giovinetti sono intenti a contendersi l’attenzione della bella di turno: la racchetta imbracciata come un trofeo!
Tutta la composizione trasuda spensieratezza e leggerezza: l’idillio amoroso d’un pomeriggio d’estate consumato tra chiacchiere e palline da tennis.
“L’amore (così almeno se lo figura lei) è roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda, uno sport crudele, feroce, ben più feroce e crudele del tennis! Da praticarsi senza esclusione di colpi e senza mai scomodare, per mitigarlo, bontà d’animo e onestà di propositi.” (Giorgio Bassani, “Il giardino dei Finzi-Contini”, 1962)