La Porta: una storia di alpinismo e non solo
Paolo Salvini, triestino di nascita, ma adottato dalla montagne bellunesi, Insegnante di scienze, attualmente al Liceo Scientifico del capoluogo, si è scoperto nel tempo anche scrittore, un po’ filosofo. Nel suo ultimo libro dal titolo “La Porta, riflessioni sull’alpinismo“, c’è un analisi dell’alpinismo, passato nel tempo da un desiderio di libertà ad una forma quasi di narcisismo.
Si spazia su diversi temi, come quello della tecnologia del giorno d’oggi che Paolo quasi rifiuta: selfie, facebook, instagram, l’apparire più che la sostanza.
Al libro è stata riservata una presentazione speciale per l’autore, nella sua Sappada, dove ha vissuto tantissimi anni, diventando parte attiva della comunità, grazie anche al suo ingresso nel soccorso alpino locale che “segnò la consacrazione della scelta di abbandonare la città“.
“Diventai uno del posto, un uomo di montagna – racconta Paolo nel libro – e che orgoglio quando mi fu consegnato quel maglione rosso con la fascetta tricolore sulla manica.“
Salvini è un uomo semplice alla ricerca del proprio io interiore. Che si può capire, intuire, si trova guardando al di là della porta, ma non quella principale o una porta qualsiasi, ma quella che dà magari sul giardino, (ad esempio della casa dell’autore nella vicina Austria) quella che ti obbliga a spingerti nel profondo. Questo libro edito dalla tipografia Dbs, contiene una parte autobiografica, in cui si distinguono i vari ruoli dell’autore, tra cui quello di padre e di insegnante. “Ai giovani d’oggi si deve fare capire che la perfezione non esiste, devono abituarsi a sapere gustare il presente, a capire quanto siano importanti.“ Ecco poi riflessioni sull’alpinismo, sulla vita con dedica al papà e alla sua guida spirituale Don Alberto Ubaldini.
E poi ci sono i racconti delle sue vie in montagna, il profumo dei sassi, “il Tinn che non deve essere un doon così da rassicurarti che il chiodo sia una cosa unica con la roccia.” Il “vietato volare“, ovvero l’alpinismo in sicurezza, ma anche il dover convivere con la morte. Significativo il ricordo di un suo allievo, Simone Piller, morto proprio in montagna. Più ancora di quelle di grandi esploratori dell’Everest, utilizzatori delle guide anche spirituali, i Sherpa. Alpinismo eroico da contrapporre all’ alpinismo esplorativo.
La Porta di Paolo Salvini ci permette di fare insieme all’autore un viaggio, anche se non si è dei profondi conoscitori della montagna. Perché la ricerca del silenzio, del contatto con la natura, del proprio io, di una pace interiore non ha confini o territori predefiniti. “A volte è più bello non avere delle mete o percorrere una via non troppo impegnativa.“
Il gusto di seguire dei passaggi semplici, magari d’inverno con le ciaspe, che Paolo ama organizzare nelle nostre Dolomiti, alla ricerca della libertà e di un contatto anche divino.