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Bentornato al Nord, Pippo

Giuseppe Romanelli aveva 19 anni quando si trasferì a Belluno da Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari. Pippo, così lo chiamavano tutti, faceva parte della nazionale juniores di pallavolo, quando il presidente Maurizio Paniz lo prese dal Victor Village Ugento, una società che fallì dopo aver chiuso al sesto posto in serie A1, con Romanelli a fare esperienza insieme a campioni come l’argentino Hugo Conte e al futuro alzatore della nazionale e più tardi anche allenatore Fefè De Giorgi, ma allora si conosceva solo per il suo nome di battesimo: Ferdinando.

Victor Village Ugento il primo in basso a sinistra è Giuseppe Pippo Romanelli,scalato di un posto rispetto a lui si riconosce Fefè De Giorgi. In piedi con il numero 7  l’argentino Hugo Conte e col numero 12 Antonio Scilipoti. L’allenatore di questa squadra era l’argentino Quique Edelstein, il primo in alto a sinistra.

La Pallavolo Belluno era appena stata ripescata in serie A1. “L’occasione per un trasferimento importante – apre il libro dei ricordi l’ex giocatore centrale della Belunga e poi Luxottica – La mia prima volta lontano da casa, fu una sorta di film Benvenuto al Nord. Ricordo ancora che c’era chi in squadra mi chiamava “Terrun“, senza neanche sapere il perché e comunque senza cattiveria. Una mattina ci fu anche chi mi offrì un caffè alle otto e mezza in un bar in piazza dei Martiri. Niente di strano se non che fu il mio primo caffè corretto grappa di tutta la mia vita. E poi si mangiava la pizza anche a mezzogiorno. Un sacrilegio, al sud la pizza era riservata solo per la cena. Mio padre mi aveva comunque rassicurato che se non ce l ‘avessi fatta, avrei sempre potuto tornare a casa, che un lavoro normale l’avremmo potuto trovare. E invece Belluno diventò una delle esperienze più belle ed importanti della mia vita.“

Belunga Pallavolo Belluno, con il numero 11 Giuseppe-Pippo Romanelli

Sabato 16 maggio Pippo ha compiuto 53 anni ed ora è padre di due splendidi ragazzi. “Roberta ha ormai 20 anni, ed è appassionata di equitazione, Simone ne ha 12, gli piace il basket ma non è un grande agonista, gioca semplicemente per divertirsi.“

A parte questo particolare  il tempo sembra essersi bloccato.
“Ho voluto tornare a Belluno la scorsa estate, una visita lampo, ma ci tenevo a rivedere i luoghi dove avevo vissuto. Quell’anno la squadra era un mix tra giovani e più esperti. Anche per questo motivo pensai che Belluno fosse una buona soluzione. Un mix tra locali e stranieri. Conoscevo bene Giancarlo Snidero, per il resto legai molto con Paolino Bristot, ma mi ricordo anche di Vittore Ebone e Fabio Vianello.

Giuseppe Romanelli, insieme ai suoi figli Roberta e Simone

Pippo era ed è un ragazzo particolarmente semplice.
“Non mi sentivo certo un professionista. Avevo iniziato a giocare solo perché ero alto (1.95 cm). Facevo giusto un po’ di atletica quando da piccolo abitavo a Matera. La pallavolo non sapevo nemmeno cosa fosse, in televisione si vedeva raramente. In realtà andavo in palestra solo per conoscere altri ragazzi, e poi mangiare un panzarotto con gli amici.“
Belluno alla fine è solo un po’ più grande di Acquaviva.
“C’erano diverse similitudini. Ci si conosce tutti e l’ambiente è molto familiare. Noi stranieri abitavamo insieme in un appartamento vicino alla stazione. A parte Todorov, il bulgaro che arrivò all’ultimo momento proprio da Ugento. Una brava persona, un campione a fine carriera e che a Belluno faticò ad inserirsi. Che peccato se penso a come giocava solo qualche mese prima con alzatore De Giorgi. I risultati furono davvero negativi. Fu un vero peccato soprattutto pensando a come la piazza viveva la pallavolo.“
Con chi ti sei rivisto questa estate? “ Con Andrea Ripepi con cui avevo legato tantissimo. Insieme abbiamo poi incontrato Paolino Bristot e certo non poteva mancare la visita alla vostra bandiera Walter De Barba.“

Pippo Romanelli a Belluno con Andrea Ripepi e nella foto in alto anche con Walter De Barba, mentre in quella in basso con Paolo Bristot

LA CARRIERA DI PIPPO

In tutto si contano 13 anni tra A1 e A2; 3 stagioni a Catania e poi in tanti centri del sud come Salerno, Gioa del Colle, Sparanise e Castellana Grotte. A Catania mi feci male ad una spalla, persi di fatto quasi un anno, e l’anno successivo andai a Jesi. Da qui di fatto partì una mia seconda carriera, fatta di tanti campionati in serie A2.

Sono molto contento del mio percorso, ho conosciuto tantissima bella gente ,dentro e fuori l’ambiente del volley. In campo ho giocato con  dei veri mostri come Conte, De Giorgi e a fine carriera a Jesi anche Badà Ribeiro.“ I veri appassionati di questo sport lo ricorderanno; il brasiliano giocò in Italia con la Panini Modena, Ravenna Roma e Catania e alla fine a Jesi.

Dopo aver smesso c’è anche stato un tentativo di un progetto da allenatore. Ma i giovani d’oggi hanno già un procuratore prima ancora di imparare a giocare. Non fa proprio per me. Resto legato alla mia pallavolo, quella che non sapevo nemmeno cosa fosse e che poi è diventata una passione irrinunciabile. grazie anche alle mie due stagioni bellunesi.“

Dall’ archivio personale di Pippo Romanelli

Si coglie un po’ di nostalgia nelle parole di Pippo.
“Pensa che mia mamma Annunziata conserva ancora gelosamente una videocassetta di una intervista realizzata negli studi dell’emittente locale Teledolomiti. Ogni tanto quando vado a trovarla la rivediamo piacevolmente insieme.“

LA PROMESSA. “Non farò passare altri vent’anni per ritornare a Belluno. In ogni caso siete tutti invitati a casa mia. Non preoccupatevi sarà un bel BENVENUTI AL SUD, ve lo prometto.“

Non poteva mancare anche una stretta di mano con l’addetto stampa del tempo (chissà chi era) con Pippo Romanelli e Andrea Ripepi

IL RICORDO targato RDO

Le stagioni di Pippo Romanelli a Belluno hanno coinciso con la mia presenza all’interno della pallavolo Belluno nel ruolo di addetto stampa. Avevamo di fatto la stessa età, io solo un anno in più. Qualche trasferta con la squadra, con dirette radiofoniche per RADIOVALBELLUNA  poi sostituite con le telecronache per conto di TELEDOLOMITI.  Un giornaletto distribuito ad ogni incontro interno della nostra squadra dal nome TIME OUT. Davvero un bel periodo spensierato, che fa parte del mio bagaglio giornalistico e umano, compreso il saluto che Pippo mi dedicava ogni volta che ci vedevamo “ADDETTO STAMPA, DI’ STAMPA“.  Eccovi qui la foto dell’intervista dedicata al Pippo bellunese.

TIME OUT A TU PER TU CON PIPPO ROMANELLI 22-11-86

LA PALLAVOLO BELLUNO di quei tempi

L’arrivo a Belluno di Pippo Romanelli coincide con l’ultima serie A1 della Pallavolo Belluno. La squadra del presidente Maurizio Paniz. nella stagione precedente, 85/86, chiuse al nono posto con 12 punti, per poi retrocedere dopo i play out.  Ma il Victor Village Ugento, brillante sesto, nonché finalista in Coppa italia  rinuncia alla massima serie. La Belunga, nome nato per identificare il mix di più sponsor che per l’epoca fu una novità assoluta, viene così ripescata con la soddisfazione di tutto l’ambiente.

Belunga – Santal. Piero Rebaudengo alza in veloce dietro allo svedese Gustafson

E’ l’anno della dipartita di una delle bandiere bellunesi Stefano Da Rold passato al Cremona alla corte del bulgaro Antonov, uno dei principali artefici della seconda promozione in A1 del Belluno  quella della doppia sfida nei play off promozione con l’Isea Falconara. Della vecchia guardia restano ormai solo Pino Bassanello e Walter De Barba. Dalle ceneri dell’Ugento ecco arrivare all’ultimo momento il bulgaro Todorov (classe 1956) e appunto il giovane nazionale Juniores Pippo Romanelli. Con loro anche il ceco Helmut Jamka, Giorgio Salomone, ex Torino (uno dei club più blasonati della storia della pallavolo italiana, ndr), Andrea Ripepi oltre al coach cecoslovacco Jaroslav Tomas alla prima stagione da allenatore dopo aver giocato in Italia dal 82 all 84 a Falconara.

Sisley – Luxottica al Palaverde di Villorba. Kim Ho Chul alza in veloce. Pippo Romanelli si prepara per saltare a muro (foto Bortolussi)

Una stagione difficile chiusa con soli 4 punti all’attivo, peggio del primo anno in A1, quello del 79-80 con il brasiliano Roberto Lages Guimares (che poi vinse l’oro olimpico come allenatore del suo Brasile sia nella panchina degli uomini che in quello delle donne) . Tre i successi in quell’anno contro Milano, Ravenna e Falconara. Le retrocessioni consecutive furono poi addirittura 3. Con uno sponsor di prestigio come la Luxottica, l’anno successivo in A2 andò ancora male, 14 punti, con terzultimo posto a due punti dai play off salvezza e davanti solo a Ferrara e Marconi Tours  Bologna. Fu quello l’anno della nascita della Sisley Treviso  del presidente Giovanni Lucchetta che raccolse il testimone dal Fontanafredda e approdò subito in A1, con in campo il coreano Kim  Ho Chul, Andrea Anastasi ed i gemelli  Pierpaolo e Pierluigi Lucchetta.   

 

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