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GIOCANDO A PALLA CON LA STORIA

di Barbara Meletto (barbarainwonderlart.com)

“Ho imparato che il pallone non va mai verso un giocatore dove lui si aspetta che venga. Questo mi ha aiutato molto nella vita.” (Albert Camus)

La palla è uno degli strumenti di svago più antichi al mondo, onnipresente nella vita dell’uomo fin dalla preistoria. Non si conoscono con precisione i giochi che praticavano i nostri antenati, ma si sa per certo che rudimentali palloni erano diffusi in Nord Africa già 4.500 anni or sono. Possediamo notizie più precise sulle abitudini del mondo greco-romano: numerose sono le testimonianze che documentano la diffusione di giochi con la palla, praticati da soli o in gruppo.

LA PALLAVOLO, LA STORIA

Negli anni Cinquanta del Novecento a Roma, sulla via Portuense, fu scoperta una tomba del II sec. d.C. battezzata, per la sua decorazione parietale, Tomba dei Campi Elisi. In uno degli affreschi si vedono tre ragazzi intenti a colpire una sfera fluttuante nell’aria: si tratta del trigon, un gioco a tre giocatori dove manca la suddivisione in squadre. L’obiettivo comune era quello di mantenere il pallone in aria il più a lungo possibile, fino a che, compiuta una determinata serie di palleggi, uno dei giocatori vi poneva fine con un lancio di forza, paragonabile alla nostra schiacciata.

Il trigon viene comunemente considerato come il precursore del volley, anche se la nascita della pallavolo moderna è relativamente recente. Era il 9 febbraio 1895 quando un istruttore di educazione fisica presso un college del Massachusset, William G. Morgan, inventò un’attività che non prevedeva il contatto fisico e aveva come fulcro una palla che non doveva mai cadere. Questo nuovo sport, battezzato l’anno successivo con il termine di volleyball, riscosse subito un grande successo. Inizialmente utilizzata come allenamento per gli atleti impegnati in altre discipline, la pallavolo acquistò ben presto la sua autonomia, diffondendosi oltre i confini americani. I regolamenti erano molto diversi nei vari paesi: bisognerà attendere il 1947, con la nascita della FIVB (Fédération Internationale de Volleyball), per avere delle regole di gioco uniformi.

Un attacco di Fiodar Guolla – Spes BL (©rdosport)

In Italia la pallavolo venne importata dall’esercito americano, durante la Prima Guerra Mondiale. Il 24 luglio 1918 a Porto Corsini, frazione del comune di Ravenna, giunse un convoglio di soldati statunitensi che fondarono una base operativa della U.S. Naval Air Station. Oltre al materiale bellico, questi soldati portarono con loro anche reti e palloni da volley, per potersi svagare nei ritagli di tempo. Fu così che, grazie al loro passatempo preferito, la Romagna e il resto d’Italia scoprirono la pallavolo. Le prime partite ufficiali ebbero luogo nel 1928, mentre nel 1946 nacque la Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV).

Gioco di squadra dove riflessi, agilità, posizionamento e concentrazione di ogni membro sono fondamentali nel campo, la pallavolo entrò a far parte delle discipline olimpiche nel 1957, esordendo alle Olimpiadi di Tokyo del 1960.

“La pallavolo è uno degli sport dove c’è più interazione. È un gioco di intuizione, immaginazione, improvvisazione, ma soprattutto di reciprocità e lavoro di squadra. Non c’è modo di essere individualisti nella pallavolo.” (Marvin Alex Dunphy)

Un muro delle ragazze della Spes Hyundai  (foto di Roberto Dell’Olivo)

DALLA PALLAVOLO AL BEACH VOLLEY

Il beach volley è la variante “da spiaggia” della pallavolo, una sua evoluzione naturale che fece la sua prima comparsa nelle spiagge hawaiane. Si narra che nel 1915, a Waikiki, l’allenatore di nuoto George David Center volendo intrattenere i membri dell’Outrigger Canoe Club in un giorno in cui non si poteva surfare, avesse tirato una rete sull’arenile, incoraggiando gli ospiti del club a giocare. Era nato il beach volley. 

Sette anni dopo venne fondato in California il Santa Monica Beach Club e nel 1927 vennero istituite altre cinque associazioni, incoronando la California del Sud regina di questo sport. 

All’inizio si giocava secondo le regole della pallavolo indoor con la formula sei contro sei, per poi passare al due contro due e all’adozione di norme ben precise e definite. Dagli Stati Uniti la pallavolo da spiaggia passò in Europa, anche se in Italia dobbiamo attendere fino agli anni Ottanta per una capillare diffusione della disciplina.

A differenza della pallavolo il beach volley deve tener conto degli agenti atmosferici che mutano ogni giorno e, alcune volte, anche nell’arco di una giornata; questo impone ai giocatori di adattarsi ad ogni situazione di vento, umidità e temperatura.

Divenuta disciplina olimpica nel 1996, il beach volley non è solo uno sport ma un vero e proprio stile di vita: il mix di sole, mare, spiaggia e atleti dal fisico statuario, ha alimentato un mito attorno a questa attività, divenendo lo sport di chi si sa godere la vita!  

Beach Volley alle olimpiadi di Londra nel 2012 (©rdosport)

“È chiaro che il nostro è uno sport in cui viene esibito il corpo, non voglio certo negarlo. Però quando scendo in campo non ho in mente che sono in costume e che mi si vedrà mezza nuda. Per me è una divisa, come se avessi pantaloni e tuta. In testa ho altro e spero che non vengano a vederci per quel motivo.” (Marta Menegatti)

 

Al Museum of Modern Art di New York è custodita una curiosa opera di Pablo Picasso dal titolo “Baigneuse au Bord de la Mer” (Bagnante in riva al mare). Il dipinto, datato 1932, ci mostra una donna che sta giocando con un pallone in spiaggia. Lontana dalle forme impeccabili delle giocatrici di beach volley, la fanciulla esibisce un corpo più che generoso!

La giovane ritratta è Marie-Thérèse Walter, che fu modella e amante dell’artista tra il 1927 ed il 1935. È questa una stagione felice per Picasso. Accanto alla giovanissima Marie-Thérèse egli riscoprì una seconda giovinezza, andando a rinnovare la sua linfa creativa. In quel fatidico 1932 egli si trasformò adottando uno stile capace di riunire tutte le sue esperienze pittoriche passate, dalla figurazione realista al Cubismo, passando anche attraverso il Surrealismo: il ritorno ad un plasticismo classico, più aderente alla natura delle cose.

Pablo Picasso, Baigneuse au Bord de la Mer 1932

L’immagine trasuda un piacere di tipo carnale: l’opulenza delle forme è un chiaro richiamo sessuale, allusione esplicita al rapporto erotico presente fra i due. Il tutto è dominato da colori brillanti che esprimono la gioia di un periodo che, di lì a poco, si sarebbe tinto di nero con l’ascesa di Adolf Hitler al cancellierato in Germania; l’epoca dei giochi sulla spiaggia volgeva al suo inesorabile tramonto.

Combinazione al centro- Volley (©foto di Roberto Dell’Olivo)

“Per me la pallavolo è una passione, guardo la palla tra le mie mani e la sento mia. In campo viene fuori il mio carattere, il mio desiderio di non voler perdere, vado lì per fare male, è un po’ come scendere in battaglia, in guerra.” (Ivan Zaytsey)

 

 

 

 

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