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In barca a vela sulla Senna

di Barbara Meletto (barbarainwonderlart.com)

La navigazione a vela affonda le sue origini ai primordi della civiltà; incredibile sistema di comunicazione, preziosa fonte di commercio e di scoperta culturale, essa rappresenta altresì un importante mezzo sportivo.

barche a vele in mare

L’idea di gareggiare in velocità con delle imbarcazioni venne nientemeno che al re di Inghilterra Carlo II che, alla guida del suo yacht Jamie, nel 1662 sfidò il duca di York sulle acque del Tamigi. Si trattò della prima competizione tra timonieri non professionisti: in palio furono messe cento sterline che vennero vinte dal re.

Sul Tamigi con una barchetta a vela, certo un po’ diversa  dallo Yacht Jamie utilizzato dal re d’Inghilterra nel 1662.

Dall’Inghilterra la passione per la vela si diffuse in tutto l’Impero britannico, fino a raggiungere l’Europa continentale.

Uno scorcio del Tamigi nella periferia di Londra

Un’altra nazione era destinata ad avere un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo dell’arte marinaresca, la Francia.

Profondamente legata al mare dalla sua dominazione romana, la Francia vide nascere i più importanti piloti di fine Ottocento ed introdusse notevoli innovazioni nel modo di navigare. Fu in Bretagna che venne fondata la prima scuola velica d’Europa e sempre la Francia fu la prima nazione non anglofana a cimentarsi nella Coppa America.

La spiaggia principale di Etretat in Bretagna

Oltre alla navigazione sul mare, la terra transalpina promosse importanti regate nella Senna, fiume intimamente legato alla città di Parigi.

Barche a vela ormeggiate sulla Senna a Parigi

GUSTAVE CAILLEBOTTE E LA VELA

Nell’estate del 1872, ad Argenteuil, avvenne un incontro che mutò il corso della pittura occidentale e contribuì a modificare l’esistenza di un uomo.

In questo piccolo comune, adagiato sulla riva destra della Senna, si era stabilito da un anno Claude Monet, alla ricerca di un luogo dove poter dipingere immerso nella natura.

Etetat in Bretagna, fu uno dei luoghi di ispirazione per Claude Monet.

Qui giunse un giovane di estrazione altoborghese, laureato in legge, di belle speranze e con una predisposizione ancora tutta da saggiare per la pittura: Gustave Caillebotte.

Tra i due si creò un’intesa immediata, rafforzata da numerosi interessi in comune. E mentre Monet, con le sue sperimentazioni en plein air, fissava i principi di quello che di lì a poco sarebbe stato l’Impressionismo, Caillebotte maturava la sua vocazione di artista e il suo interesse per la vela. 

A quel tempo Argenteuil era meta privilegiata di un turismo legato alla navigazione da diporto; facilmente raggiungibile in treno da Parigi, offriva un comodo punto di fuga dalle occupazioni cittadine.

Guardando le regate che si svolgevano sulla Senna, Caillebotte dipingeva e, mentre dipingeva, annusava la sensazione di libertà offerta da quelle barche sospinte dal vento. 

Fu così che nel 1876 si iscrisse al Cercle de la Voile de Paris, il Circolo velico di Parigi, e cominciò a prendere lezioni di vela: la sua ambizione era quella di diventare un provetto nostromo e non lesinò denaro ed energia fisica per raggiungere il suo scopo.

Nel 1878 acquistò la sua prima nave, battezzata con il nome di Iris, e nel 1879 iniziò a partecipare a delle competizioni, conquistandosi le sue prime vittorie. Sul finire degli anni Settanta dell’Ottocento, Gustave Caillebotte poteva dirsi un velista affermato, pur continuando la sua parallela attività di pittore e di mecenate dell’Impressionismo.

IL DIPINTO 

In seguito alla morte dei genitori, Gustave entrò in possesso di una cospicua eredità che gli permise di acquistare, nel 1881, una casa  a Petit-Gennevilliers, comune situato di fronte ad Argenteuil. 

Da questo momento, complice anche il progressivo disgregarsi della compagine impressionista, decise di volgersi con più intensità all’hobby della nautica: fu tra i fondatori del settimanale “Le Yacht”, divenne il vicepresidente del Circolo velico e arrivò perfino a comprare un’intero cantiere navale; non gli bastava più essere al comando di una barca, ma intendeva contribuire alla sua progettazione. Desideroso di migliorare le prestazioni in gara, ideò più di venticinque tipi di imbarcazione aggiungendo, di volta in volta, migliorie tecniche che gli consentirono di vincere titoli internazionali.

Orologio all’interno del Musee d’Orsay a Parigi

Al Musée d’Orsay di Parigi è conservato un dipinto di Caillebotte, datato 1888, intitolato “Voiliers à Argenteuil” (Barche avela ad Argenteuil). Ritratto verosimilmente dinanzi alla sua proprietà di Petit-Gennevilliers, il quadro ricorda molte scene sulle rive della Senna tanto care a Monet.

Gustave Caillebotte, Barche a vela ad Argenteuil, 1888

In questo caso egli raffigura un gruppo di natanti ormeggiati a ridosso del vecchio ponticciolo di legno di Argenteuil; sullo sfondo si stagliano i piloni del ponte della ferrovia, oltre il quale intravediamo il verde profilo delle colline di Sannois.

La composizione, perfettamente equilibrata nella distribuzione delle forme e nell’uso dei colori, risente profondamente dello stile impressionista nella resa degli effetti luministici, pur mantenendo una certa solidità costruttiva. L’effetto è quello di una placida visione della Senna, in una calma giornata estiva.

Artista di genio, audace collezionista, mecenate degli impressionisti, intellettuale raffinato, esperto nel giardinaggio, provetto yatch-man e innovativo designer di imbarcazioni, Gustave Caillebotte fu un uomo del suo tempo nel suo tempo: alla sua vita troppo breve non mancò proprio nulla.

Il 21 febbraio 1894, a soli quantacinque anni di età, si spense a causa di un’improvvisa congestione polmonare.

Con grande lungimiranza donò la sua notevole raccolta di opere impressioniste allo Stato francese convinto che, quella che all’epoca era un’arte osteggiata, potesse essere riconsiderata per il suo indiscutibile valore. 

“Io dono allo Stato i dipinti che possiedo; tuttavia, siccome voglio che questo dono sia accettato nella misura in cui le opere non finiscano in una soffitta o in un museo di provincia, ma finiscano prima al Luxembourg e poi al Louvre, è necessario che trascorra un pò di tempo prima che questa clausola venga eseguita, e cioè fino al momento in cui il pubblico non dico che capirà queste opere, ma almeno le accetterà.” (Dal testamento di Gustave Caillebotte redatto nel 1876)

 

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