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IL RITORNO DI BORG E MCENROE, TANTO LENDL HA SEMPRE RAGIONE!

La vetrina della Laver Cup  ha riportato  in auge due campionissimi del tennis, che in realtà non sono mai passati di moda. Borg capitano dell’Europa e McEnroe  coach del Resto del Mondo. Le immagini della tre giorni di Praga hanno fatto riemergere tutte le differenze di stili dei due ex numero uno. John, quello che non si puoi mai prendere troppo sul serio e Bjorn con il suo eplombe svedese, che tanto piace a Federer, ma anche a Rafa Nadal. “Troppo contento di avere in panchina Bjorn, di Mc Enroe preferisco non parlare.” Così ha risposto lo spagnolo ad una provocazione in sala stampa sulle ilarità di Big Mac.

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L’ingresso in campo a Praga di Bjorn Borg e John McEnroe (©RDOphoto)

 

John è sempre stato più presente nel mondo del tennis di Bjorn,  ha giocato più a lungo ed ha continuato ad essere protagonista nel tour delle vecchie glorie, nei doppi del Roland Garros ma anche a Melbourne. Ha giocato spesso esibizioni pure  in Italia come ad esempio in occasione de La grande sfida di Verona. L’americano dà spettacolo spesso in compagnia dei suoi amici francesi Noah, Leconte ed il re delle esibizioni  Mansur Bahrami.

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John McEnroe, il capitano del resto del Mondo alla Laver Cup di Praga (©RDOphoto)

 

Di Borg invece per lungo tempo non si  è saputo che fine avesse fatto.. poi rieccolo invitato nel Royal box di Wimbledon, anche in campo, ma molto, molto di rado. Ha la sua casa di moda che porta ovviamente il suo nome, che va alla grande nel Nord Europa.

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Due grandi numero uno. Bjorn Borg e Roger Federer in panchina nella recente Laver Cup (©RDOphoto)

 

Certo in molti lo ricorderanno anche per alcune situazioni, diciamo out courts. Lui che si stufò e mollò il tennis professionistico a soli 26 anni, salvo ricredersi qualche anno più tardi… quando clamorosamente decise di ritornare. Dove? Su uno dei campi a lui più congeniali, il centrale del Principato di Monaco.

E’ qui che, alla vigilia dell’uscita nelle sale cinematografiche italiane del film sulla sfida del secolo tra  queste due leggende, si inserisce il racconto dell’ex uomo IMG Stefano Lopez, il nostro girovago del tennis fin dagli anni settanta.

L’abbiamo fatto lavorare in questi giorni obbligandolo a scavare negli angoli delle sue memorie. Da quella sessione di allenamento con Martina Hingis di cui abbiamo parlato nella prima puntata a  questi retroscena riguardanti  Super Mac  scomodando anche Ivan Lendl, concentrandosi soprattutto però sul ritorno di Bjorn Borg.  A tale proposito, Vi ricordate con quale racchetta giocò lo svedese  quel primo turno di Montecarlo ? Beh Lopez se lo ricorda benissimo, provate a scoprire il perché leggendo questi suoi ricordi.

 

 

IL RITORNO DI BORG E MCENROE, TANTO LENDL HA SEMPRE RAGIONE

 

  • DA KEY BISCAYNE A MILANO

Il mio classico telefono americano di casa a Miami trilla alle 06,45. ” It’s time to get up now, son.”  Warren Bosworth, era abituato a svegliarmi il sabato mattina, con voce suadente e leggiadra. In realtà ero già sveglio da ore e stavo facendo colazione sulla mia invitante terrazzina fronte OCEAN DRIVE  al Nicki’s Beach.

Warren è il fondatore e proprietario della Bosworth International, ovvero l’unica società top per la preparazione di racchette personalizzate per tutti i giocatori più forti al mondo (Lendl, Evert, Navratilova, Connors, Becker, Borg, Chang, Ivanisevic, Cash, Agassi, McEnroe etc..)

Chief – dissi in modo  calmo, responsabile ed assertivo (per me e Lendl, Warren  era  lo chief of staff, un po’ come alla Casa Bianca) –  I’ m about to drive all the way up to your office, because I need to pick  some client’s raquets up to have’em back  ready for test at Key Biscayne” (così si chiamava l’attuale club di Crandon Boulevard dove si gioca ancor oggi nel mese di marzo il master 1000 di Miami). Il torneo sarebbe iniziato fatalità da lì a pochi giorni.

Giunto a Boca Raton in ufficio alla sonnolenta media di 50 miglia orarie sulla Novantacinquesima strada, entro nella hall della Bosworth International, che tra le sue vetrine blue con veneziane era l’unico posto fresco in tutta la Florida.

Trovo Lendl in officina alle prese con un ferro 7 da golf che stava personalizzandosi con peso, bilancio e grip.

Dissi ad Ivan:” Do you really think it’s gonna help you on course?” Ed Ivan rispose:” I’m about starting praticing, you will see, I’m gonna make more money in golf rather than in tennis”.

Scoppiammo tutti in una fragorosa risata. Fu a quel punto che il nostro “Chief of staff” ci domandò con aria divertita: “Did Ivan say,more or less  the same things to John, while he was in change over at the Milan Indoors ?”Even worse (Anche peggio)” risposi ridendo.

John infatti era McEnroe e la macchina del tempo mi fece ricordare l’episodio, divertente che accadde al Torneo Indoor di Milano nel 1978, organizzato dal Maestro di Organizzazione Eventi, Carlo Della Vida, con cui iniziai a collaborare su richiesta di Sergio Palmieri, allora Direttore del Torneo ed anche agente di John McEnroe.

 

  • L’AEREO LO PRENDO IO. NO, TU NO! 

Palmieri, era solito far piazzare un tavolo per l’organizzazione, dove tutti noi eravamo seduti, giusto dietro la sedia dell’arbitro. Non importa non ci fosse lo spazio, lui l’avrebbe inventato.  Sergio se ne stava li seduto accanto ad  una bellissima annunciatrice, udite udite, una giovanissima Cristina Parodi, avete capito bene.  Fu davvero un match molto bello quello ed avvincente quello tra Lendl e McEnroe.

La tensione era altissima  e si tagliava con un coltello. Sul  3-2 al terzo per Lendl, al cambio campo,  di colpo Mc Enroe chiamò urlando Palmieri “Seerrrgioo”.  Il direttore del torneo milanese  iniziò a sorridere perché avvertiva che da lì a poco sarebbe iniziata una sorta di sceneggiata  “Napoletana” senza però nel cast alcun artista napoletano. Mc Enroe chiese a Palmieri a che ora sarebbe decollato il volo del giorno seguente da Linate ( un jet privato) per andare al torneo di Bruxelles. Palmieri rispose “Alle 15, John“. Che subito aggiunse:“Assicurati che quello li prenda un’altro volo, perché con quello lì non ho nulla da dividere.”  Non c’è spazio per discussioni, Mc Enroe prende e ritorna immediatamente in campo.  Ma al cambio campo successivo, sul 4-3, questa volta è Lendl a chiamare Palmieri il quale con passo rapido e con il suo sorriso di circostanza si accuccia sotto la sedia di Lendl. “Sergio, io con il tuo amico non vado da nessuna parte. Figurati se divido l’aereo e poi digli che io faccio più soldi di lui con il montepremi quindi l’aereo privato, quello che hai prenotato lo prendo io e lui prende un volo di linea.”

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John McEnroe in azione nel torneo di doppio delle vecchie glorie a Melbourne  AUSTRALIAN OPEN 2017 (©RDOphoto)

 

Palmieri torna al tavolo scuotendo il capo. Il pubblico della finale non noto’ assolutamente nulla di tutto questo. I  due al giorno successivo si sarebbero presentati puntuali a Linate a prendere due voli differenti.

Ti eri accorto di tutto?”  Ivan Lendl se la ride di gusto  quella mattina a Key Biscane  dopo aver ricordato insieme questo aneddoto.  “Ma, a proposito di Mac, hai sentito? Ci sono rumors che Bjorn voglia tornare a competere in campo.”

Copia di Ivan Lendl Us Open 2016 (foto di Roberto Dell'Olivo).jpeg

Ivan Lendl, ora coach di Andy Murray  (©RDOphoto)

 

“Chief of Staff” ed il sottoscritto rimaniamo attoniti, ma abbastanza increduli. Mi avvicino  al box di racchette di legno Donnay di Bjorn,  che si trovava nel suo ufficio. Erano tutte ben ordinate. Tanti telai “preferiti” come li chiamava Warren, di peso, bilancio, grip ( fairway doppio per presa bimane) tutti identici e con accordatura Babolat Vs, con medie di tensione 25-23 kg natura gut.

E guardandole quasi come fossero un cimelio degli anni 30 battezzai: “Chief , ma dove vuoi che vada oggi uno con questa attrezzatura. Non succederà mai che Bjorn voglia seriamente pensare di competere nuovamente su un campo da tennis.”  Io non lo ho mai conosciuto personalmente, l’ho semplicemente visto in televisione, ma tanto mi basta per capire che non succederà mai. Liquidammo l’argomento e prima di rivederci nuovamente passarono 8 mesi.

 

  • I WANT YOU TO SUPPORT BJORN

Ma esattamente 11 mesi dopo, il mio telefono d’ufficio della International Management Group a Milano squillò e dal centralino mi annunciano: “C’è Bob Kain per te”. Salto sulla sedia! “Ohibò che succede?” Kain non solo era il Direttore Generale di IMG, uomo fidato di Mark McCormack, Capo della divisione Tennis, ma anche agente della prima ora di molti dei grandi, come Evert, Gerulaitis ed appunto Borg.

Ex giocatore di tennis americano, Kain, con quella faccia incorniciata in un paio di occhialini da presbite, molto serio, e quella vocina bassa, sufficientemente assertivo , è’ sempre stato uno che si è’ fatto capire al volo.

“Mi prendi al volo alla Malpensa, andiamo ad un paio di riunioni e poi io vado a Londra?” Chiedo: “Quando, fra un paio di giorni?”  Risposta: “No, fra dieci ore. Prendo il Concorde arrivo a Londra e poi cambio ed arrivo a Milano”.

Sapevo che qualcosa bolliva in pentola ma Kain non mi disse nulla fino a quando tre giorni dopo le riunioni al telefono è’ ancora Kain da Cleveland ( la sede della International Management Group) che fa: “Stefano i need you for a very delicate task.” 

Mamma mia ed ora quale sarà la ” peppa” che mi appioppano con tutto quello che ho già da fare? ” Riguarda Bjorn!!” Dice Kain. ” Since he is based in Milan where he lives with his wife (Loredana Bertè)  I want you to support Bjorn with all you can do and organize to let him practise with good hitting Partners until he comes back to play at Montecarlo“!

Dopo un attimo di incredulità pensai che la cosa più pesante da fare era dare ragione un’altra volta a Lendl !!Nooo, non è possibile! Ed istantaneamente quasi a fulminarmi squilla di nuovo il telefono ed il “Chief of staff” dal suo ufficio in Florida che mi dice: “Te lo dico da sempre. Mai sottovalutare quello che dice Ivan. Ivan ha sempre ragione!” Una mazzata ancora più grossa per il sottoscritto, che aveva quindi fatto di già la figura dell’idiota incompetente.

Ok, but you don’t worry about it. We’ll work on it” mi disse Warren Bosworth.  Intuivo che avrebbe fatto qualcosa per aiutare Bjorn ad avere la racchetta giusta per competere.

Così chiamo Bjorn a casa Bertè a Milano e per me, che non lo avevo mai conosciuto personalmente, c’era un filo di emozione. “Ciao Bjorn, sono Stefano, da parte di Bob Kain. Sono qui per…..” Ed interrompendomi molto carinamente lui prosegue: “Ciao Stefano, Bob mi ha parlato a lungo di te, so che mi posso fidare. Allora cosa proponi?“  Fidare? Mamma mia. “Ehm, credo dovremmo incontrarci al Tennis Milano così ti organizzo degli sparring partner e puoi allenarti in piena autonomia”. E Bjorn: “Uno sparring sarà sufficiente per trovare il ritmo giusto. Come si chiama?”

Rispondo: “Ehmm, te lo dico dopo perché non ricordo bene il suo nome.”  In verità non avevo ancora contattato alcuno sparring, perché non immaginavo Bjorn volesse allenarsi subito quel pomeriggio. Così, non so quale Santo mi illuminò e mi venne l’idea di chiamare un giocatore italiano, Nevio Devidè, un ottimo giocatore, fisico da bronzo di Riace, biondo, alto, insomma uno che si sarebbe potuto benissimo scambiare per un nordico scandinavo, dalla palla pesante ora ma anche dalla ottima qualità di mano. E Nevio, sorpreso, ma felicissimo, mi conferma la sua disponibilità per iniziare con Bjorn gli allenamenti. Festante allora mi dirigo verso casa Berte’ per portare un box di varie racchette da far provare a Bjorn, ricevute con un corriere dall’ufficio della Boaworth International in Florida. 20 diverse racchette preparate con gli esclusivi equilibri pesi e grip per Bjorn.

 

  • CASA BERTE’

Mi apre la porta la Bertè. Con in testa dei bigodini meravigliosi. “Aho’, ma a questo qquaaa glie devi dì de lascia perde!!!! Non lo vole capì che glie masticano sopra!!! Glie tirano aaaa palla in faccia, glie fanno male e poi a mme me tocca pure curalllloooo!!!! Me raccomanno!!! Diglie de lascià sta!!!” 

Io la Berte’ me la immaginavo molto simpatica, ma avevo avuto immediatamente l’impressione di essere in uno di quegli avanspettacoli che un tempo erano soliti essere organizzati nelle zone più belle di Trastevere. Pensai: “Andiamo bene. Dovrò lottare contro due forze diverse. La dissuasione e la persuasione.”

Finalmente in campo al Tennis Milano inizia la giostra dei test di varie racchette. Uno come me spera che lo sparring partner trovi la giusta misura per dare ritmo al giocatore, in quel caso Bjorn che, come sempre, era molto rapido a livello di gambe  ora con dei recuperi prodigiosi ed ancora con azione dei piedi straordinaria,  alla ricerca della palla come pochi al mondo sapevano fare. “Ahòooooo! Ma nun lo vedi che a palla glie cammina poco? Con sti canestri che gja hai dato ce potemo porta’ aaaaa cicoriaaaa!” La Berte’ era  vestita con minigonna ghepardata, calza a rete nera con giarrettiera visibile solo se seduta in panchina,  stivale fino alle ginocchia e top neo al collo con borsa di marca e la faccia quella tipica da copertina del suo disco. In un club austero come il Bonacossa poteva essere forse già qualcosa di forte.

Bjorn terminò la sessione e, come un computer, aveva testato tutte le 20 racchette. Gli chiesi quale delle 20 fosse stata la sua preferita. Mi rispose che in realtà non ce n’era una, ma che avrebbe voluto giocare la sua vecchia Donnay.

“Nooo!”  Pensai tra me e me. Nevio Devide’ mi guardò, totalmente stupito e sconvolto, facendomi larghi segni di convincerlo ad evitare di tornare al suo attrezzo di sempre. Ma avevo già perso la speranza perché Bjorn con molta carineria, ma altrettanta fermezza aveva già deciso. La Donnay.

Fu così che chiamai “Chief of Staff”, in ufficio a Boca Raton, lo stesso pomeriggio, pregandolo di inviarmi alla velocità della luce il box di Bjorn. Si! Quello che avevo visto nel suo ufficio undici mesi prima. Contenente il suo “giochino” preferito.

 

  • IL BOX DELLE RACCHETTE DI LEGNO E  L’ARRIVO AL COUNTRY CLUB DI MONTECARLO

La consegna del box contenente le sue Donnay, di esattamente come la consegna dei doni natalizi che Babbo Natale fa per la prima volta a dei bambini entusiasti. Un sorriso a 36 denti pervase il volto di Bjorn che quasi incredulo, finalmente, aveva nuovamente con se i suoi “giocattoli” di una vita. Gli allenamenti proseguirono così ogni giorno, sempre con maggiore intensità al Tennis Milano e Nevio Devidè , di solito non molto loquace, mi fece  capire che in fondo il livello era di molto salito ma  che non sarebbe stato poi così complicato pensare che Bjorn una volta in gara, non avrebbe potuto competere alla pari degli avversari.

Finalmente andiamo al Country Club nel principato di Monaco. C’è nell’aria grande curiosità, non tanto nei confronti di Bjorn, ma soprattutto di molti addetti ai lavori che conoscendomi, mi salutavano più del solito, sapendo bene quale giocatore dovessi seguire durante il torneo. Bob Brett che al tempo era allenatore di Becker e di Ivanisevic volle fare allenare i suoi due  giocatori con Bjorn che del resto accettò di buon grado. Fu così che iniziò  già allora la teoria della “Sessione degli allenamenti Top” tale da far pensare all’attuale Direttore del Torneo di Montecarlo Zeljko Franulovic, di mettere in vendita biglietti per gli allenamenti.

Brett mi disse tra il serio ed il faceto che aveva visto molto bene Bjorn in allenamento. Se lo dice lui c’è da credergli. Il sorteggio del tabellone lo pone di fronte a Jordi Arrese, uno spagnolo tipico giocatore da terra battuta che utilizzava grandi rotazioni, dando molta profondità ai suoi colpi.  Non lo avevo mai personalmente incontrato, ma quando lo ebbi di fronte in club house nei Player’s Lounge si alzò molto educatamente e mi saluto’. Il grande giorno entrai pochi minuti prima del Match negli spogliatoi ma lasciai Bjorn alla sua massima concentrazione e al suo  Warm up con un abbigliamento bianco candido e senza marchi.

 

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Il panorama spettacolare del centrale di Montecarlo, lato montagna. Allora, ai tempi di Borg, come oggi ai tempi dei Big Four. Qui un rovescio di Murray nell’edizione 2017(©RDOphoto)

 

All’ingresso in campo su un centrale gremito, un fragoroso applauso, Bjorn brandiva la sua Donnay verniciata tutta nera e senza marchi. La testa di quella racchetta era più piccola del 30% di quella che aveva Jordi Arrese. E nel nostro box scese il silenzio, nonostante accanto avessi la Bertè. La storia ha consegnato un risultato con la vittoria di Arrese 6-2, 6-3. Bjorn fece la conferenza stampa, dicendo in sostanza che il programma di tornei sarebbe continuato (in realtà con scarsi risultati)  e nessuno degli addetti ai lavori, che successivamente avrei incontrato, mi fece domande specifiche sull’argomento.

Tutti forse pensavano la stessa cosa, ma nessuno la voleva dire. Ma la cosa che pensai in quel momento davvero era che il mio amico e cliente Ivan Lendl ci aveva preso nuovamente. “Me l’avrebbe rimarcata per molti e lunghi anni anche giocando assieme a golf.” “As usual, Is in’t it?

Stefano Lopez  –  A.D. di STEMAL agenzia di management Sport & Spettacolo; e’ da molti anni agente di celebrità dello sport del tennis e del golf internazionale e organizzatore di eventi internazionali di Tennis e Golf. Negli anni 80 e 90 è stato un executive della International Managent Group, occupandosi di progetti relativi a Monica Seles, Ivan Lendl, e gli Internazionali d’Italia di Roma ed i tornei ATP di Milano, Firenze, Roma San, Marino e nel golf di Greg Norman e Nick Faldo insieme a quello di Alberto Tomba nello sci.

 

Ed ora buona visione del film. Borg torna a giocare, questa volta al cinema insieme a John Mc Enroe

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La locandina del film

 

©UNA ESCLUSIVA RDOTENNIS

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